Si passa poi ad esaminare il tasso
di attività, ossia la percentuale degli attivi sulla
popolazione totale. Si nota come questo sia abbastanza
costante, varia infatti tra un massimo di 46.4% (1951)
e un minimo di 39.7% raggiunto negli anni '70
probabilmente a causa della stagflazione che in tale
periodo ha colpito l'economia mondiale. Dopo
quest'ultimo vi è stata una ripresa negli anni '70
'80 fino ad arrivare al 42.8 % di attivi nel '91.
Diventa interessante notare come a fronte di una
riduzione della popolazione attiva maschile, che vede
un decremento costante dal '51 al '81 e una ripresa
negli anni '80, vi sia stato un aumento della
popolazione attiva femminile nello stesso periodo
spiegabile con il mutamento del ruolo della donna. La
somma di questi due processi speculari per i due sessi
hanno portato ad un tasso di attività totale che si
è mantenuto in equilibrio nel tempo. Il tasso di
disoccupazione nel dopoguerra è aumentato in maniera
leggera fino agli anni '70 , poi più velocemente
assumendo un incremento di tipo esponenziale.
L'aumento più pronunciato a partire dagli anni '70 è
spiegabile con la fase di congiuntura che ha colpito
l'economia mondiale in tale periodo. Esaminando i
valori assoluti si nota che siamo in presenza di un
tasso di disoccupazione con valori vicini rispetto a
quello che si può riscontrare a scala nazionale nello
stesso periodo. Si può vedere che la disoccupazione
nella classe femminile è per tutto il periodo preso
in esame maggiore che nella classe maschile e lo
scarto tra i due tende ad aumentare raggiungendo i 6.6
punti percentuali nel '91. Nella classe maschile il
tasso di disoccupazione si mantiene al di sotto del
tasso di disoccupazione totale e come quest'ultimo,
tende ad aumentare in maniera esponenziale a partire
dai primi anni '70 per raggiungere valori intorno al
10 % negli anni novanta. Si può infine arrivare ad
esaminare la popolazione attiva divisa per ramo di
attività economica. Anche in questo caso possediamo i
dati dal 1951 al 1991, ma un primo problema per
esaminare le variazioni in questo periodo è dovuto
alla non completa corrispondenza delle classi di
attività nei diversi censimenti. A prescindere da
questo, prenderemo in considerazione le classi di
attività che all'interno del comune di Uscio
rivestono la maggior importanza per percentuale di
popolazione attiva in tali settori. Si nota che per la
voce agricoltura, caccia, e pesca vi è stato un forte
ridimensionamento a partire dal 1951. In questo
periodo gli attivi in tale settore erano ancora il 27%
degli attivi totali,e questa era la voce che
presentava i maggiori valori relativi, seguita a breve
distanza dall'industria manifatturiera ed estrattiva.
Nel volgere di un ventennio si è assistito ad un
forte ridimensionamento degli attivi agricoli passati
al 9%, per ridursi ancora fino ad arrivare all'1% del
'91. Tale diminuzione è spiegabile con la perdita di
importanza del settore agricolo dal punto di vista
economico, con l'abbandono di tale attività da parte
della popolazione più giovane, con la presenza di
posti di lavoro nel secondario e terziario più
remunerativi e sicuri dal punto di vista
occupazionale. Se proviamo a confrontare i dati
nazionali degli occupati nel settore agricolo nel '91
con quelli del nostro comune notiamo che abbiamo una
percentuale di occupati in tale settore molto minore
di quanto non si possa riscontrare a scala nazionale.
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